venerdì 7 marzo 2008
IL PROGRAMMA DE “LA SINISTRA L’ARCOBALENO” PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO
“La Sinistra L’Arcobaleno” è formata dall’alleanza dei quattro partiti di sinistra ed ambientalisti – Rifondazione Comunista, Verdi, Comunisti Italiani e Sinistra Democratica e da altre organizzazioni e movimenti politici e sociali progressisti ed ecologisti. Insieme proponiamo il seguente programma di lavoro a favore dei concittadini italiani all’estero, su temi concreti della massima importanza per le nostre collettività emigrate che ancora non hanno trovato risposte efficaci, neanche dopo l’elezione, nel 2006 e per la prima volta, dei 18 parlamentari all’estero.
La Sinistra l’Arcobaleno ritiene che siano maturi i tempi per avviare una politica organica ed integrale per l’emigrazione italiana nel mondo. Sono trascorsi molti anni in cui si sono succedute una serie di misure parziali riguardanti solo alcuni dei problemi e interessi dell’emigrazione ed è ora tempo di passare ad una politica nuova, in grado di raccogliere tutte le opportunità derivanti dalla presenza italiana nel mondo innanzitutto attraverso il completo riconoscimento del complesso di diritti di cui essi sono portatori.
Dal concreto riconoscimento dei diritti dell’emigrazione italiana nel mondo deriva infatti la possibilità di valorizzarne al meglio tutte le potenzialità per l’Italia e per i paesi di residenza nell’epoca della globalizzazione. Viviamo infatti una fase storica caratterizzata da una accentuata mobilità delle persone tra paesi e continenti; essi sono causati dai grandi squilibri economici tra paesi ricchi e poveri, dalle guerre, dalle catastrofi ambientali; il paradosso inaccettabile è che esistono ampli e acquisiti diritti per il mondo delle imprese e per la transazione di merci e servizi, come vuole il pensiero unico neoliberista e, invece, una contrazione dei diritti di mobilità e stabilimento delle persone.
La battaglia per società aperte, interculturali e democratiche è la stessa battaglia per i beni comuni, per uno sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibile, per l’affermazione dei diritti universali delle persone. Il protagonismo dei cittadini migranti costituisce in questo senso, un snodo strategico delle battaglie del presente e del futuro.
Ciò riguarda la nuova immigrazione di cittadini provenienti dai paesi del sud del mondo (tra i quali riconosciamo migliaia di connazionali ed oriundi in particolare dall’America Latina), come anche, seppure in maniera differenziata, l’emigrazione italiana nel mondo.
La Sinistra l’Arcobaleno ritiene che sia maturo il momento per affrontare le dinamiche della mobilità internazionale con strumenti adeguati che garantiscano il corpus di diritti di cui sono portatori i cittadini migranti sia rispetto ai paesi di origine, sia rispetto ai paesi di accoglienza, come implicano i nuovi scenari in cui i diritti sono sempre più globali e universali e sempre meno caratterizzati solo in relazione ai singoli stati nazionali.
Per quanto riguarda l’emigrazione italiana nel mondo, tuttavia debbono ancora essere pienamente soddisfatti il diritto al mantenimento della propria identità culturale, ad una integrazione che riconosca le diversità concepite come valore e arricchimento sociale, la piena fruizione del complesso dei servizi che l’Italia deve ad ogni suo cittadino.
Si tratta di temi noti rispetto ai quali l’emigrazione italiana ha condotto battaglie più che decennali e che ancora in larga misura appaiono irrisolti: Essi possono così essere riassunti:
1. Il diritto ad una presenza attiva dello Stato italiano che assicuri e potenzi l’offerta di servizi delle rappresentanze consolari, contro le tentazioni di riduzione della rete consolare. La rete dei consolati italiani, che è una delle più vaste del mondo, si è sviluppata in gran parte proprio in relazione ai grandi flussi migratori dal nostro paese. E’ noto a tutti che la qualità e i tempi di erogazione dei servizi che riguardano i circa 4 milioni di cittadini, oltre agli oriundi, siano scarsi e insufficienti. Dobbiamo lottare con forza e con convinzione per il miglioramento e la riqualificazione di tali servizi -anche attraverso l’introduzione delle nuove tecnologie e l’aumento degli organici valorizzando l’occupazione di cittadini residenti nei diversi paesi e circoscrizioni consolari- e contro ogni tentativo di riduzione e di accorpamento delle sedi consolari.
Una rete consolare all’altezza di un paese come l’Italia deve essere in grado di rispondere ai bisogni dei propri cittadini residenti all’estero, così come a quelli di chi nel nostro paese vuol venire a vivere e/o lavorare. La stessa introduzione del voto all’estero, richiede una rete consolare più forte ed efficiente e non la sua riduzione.
2. Il diritto al mantenimento e al recupero della lingua e della cultura italiane con la ridefinizione organica e complementare delle misure riguardanti i corsi di lingua, di sostegno scolastico, le scuole italiane all’estero, gli Istituti Italiani di Cultura, sviluppando il ruolo e il protagonismo delle istituzioni pubbliche nell’ambito della programmazione e del controllo di qualità ed efficacia delle misure finanziate e allo stesso tempo valorizzando le capacità e i saperi che la stessa emigrazione ha saputo acquisire in questo ambito, sia sul piano delle singole persone (docenti in loco), sia su quello di significative esperienze ed approcci riconosciuti ed innovativi. E’ necessario a tal fine recuperare il concetto dei “Piani-Paese” attraverso i quali determinare, in un confronto aperto e partecipato tra momento pubblico e momenti di rappresentanza di base delle comunità, le diverse priorità e modalità di intervento in relazione ai fabbisogni che riguardano le diverse aree e le diverse fasce di età delle nostre comunità.
E’ fondamentale in questo ambito e in relazione alle linee guida per la riforma della “Legge 153” su cui siamo particolarmente impegnati, riconoscere una più ampia competenza del Ministero della Pubblica Istruzione e non più solo, quella del Ministero degli Esteri.
Altrettanto importante e necessario appare il miglioramento della cooperazione tra le istituzioni dello Stato italiano e le istituzioni culturali ed educative dei paesi di residenza delle comunità italiane, come anche la “sburocratizzazione” degli Istituti Italiani di Cultura che vanno insieme concepiti come istituzioni rivolte alle collettività, agli oriundi e ai cittadini dei paesi di residenza. Va infine potenziata la presenza di lettori di lingua italiana nelle Università e promossa attraverso accordi specifici tra Ministero della Pubblica Istruzione e Ministero dell’Università e gli analoghi ministeri dei singoli paesi, l’insegnamento della nostra lingua nelle scuole e nelle università locali.
3. Il diritto alla formazione, riqualificazione e orientamento professionale in tutte quelle realtà in cui esistono condizioni sfavorevoli per i nostri connazionali.
Anche in questo caso, come per gli interventi di lingua e cultura, si tratta di potenziare il ruolo e il protagonismo delle istituzioni pubbliche nell’ambito della programmazione e del controllo di qualità ed efficacia delle misure finanziate e allo stesso tempo di valorizzare le capacità e i saperi acquisiti in questo settore dall’emigrazione italiana nei diversi paesi e delle esperienze riconosciute come pilota ed innovative.
E’ necessario in questo ambito, pensare ad “Azioni di Sistema” differenziati per paese o per area, che mettano a regime una serie di interventi pluriennali che si pongano obiettivi misurabili quanto ad efficacia e qualità (riduzione della disoccupazione ed aumento di occupazione qualificata), anch’essi determinati, in un confronto aperto e partecipato, tra momento pubblico (Ministero del Lavoro, ISFOL) e momenti di rappresentanza di base delle comunità (Comites, CGIE, Enti gestori) secondo le diverse priorità e su misure relative ai fabbisogni che riguardano i diversi mercati del lavoro e le diverse fasce di età, privilegiando in ogni contesto l’ approccio di genere.
E’ fondamentale in questo ambito, intensificare le relazioni e il confronto con il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale -che ha titolarità in questo settore-, come anche con gli Enti Locali (Regioni e Province), a loro volta spina dorsale del sistema formativo nazionale, con i quali sono praticabili, con reciproca e già dimostrata convenienza, misure volte alla formazione di giovani emigrati italiani nell’ambito della internazionalizzazione dei mercati del lavoro nazionali, dell’economia e della cultura (riguardanti sia le PMI, sia i servizi come il turismo o il commercio estero, sia i vasti campi di applicazione delle nuove tecnologie informatiche e delle comunicazioni).
Ed anche in ambito formativo e di orientamento professionale, è indispensabile una stretta cooperazione tra le istituzioni dello Stato italiano e le istituzioni formative dei paesi di residenza.
4. Il diritto al trattamento pensionistico e fiscale per gli Italiani all'estero. Vogliamo che lo Stato italiano agisca seriamente per la difesa dei diritti del lavoro e dei suoi frutti per gli Italiani emigrati, potenziando i poli INPS e migliorando le convenzioni con i paesi di residenza per eliminare ritardi, disguidi e ingiustizie. Per questo è necessario istituire dei servizi locali efficienti di consulenza fiscale per far fronte alle richieste di assistenza dei migranti all’estero riguardo alle operazioni relative alla legislazione fiscale e previdenziale italiane. Proponiamo poi la detassazione delle pensioni italiane e degli arretrati precorsi di qualsiasi tempo e l’equiparazione fiscale ai pensionati italiani per i pensionati che rientrano dall'estero; vanno inoltre stabiliti dei correttivi alla non trasferibilità della pensione sociale e del sussidio d’accompagnamento per le famiglie e gli anziani residenti all’estero.
5. Il diritto ad una vecchiaia serena e dignitosa dei connazionali all’estero. L’invecchiamento della popolazione italiana emigrata richiede di affrontare il crescente problema della marginalità sociale degli anziani che si riscontra in molti paesi; terminato il periodo lavorativo che per molti ha costituito l’unico elemento di socializzazione e di integrazione nel paese di arrivo, molti anziani emigrati si trovano improvvisamente in una situazione di isolamento e di solitudine con una forte esposizione alle tipiche patologie di questa età, aggravate da un contesto culturale e linguistico che diventa di nuovo ostile. E’ un fenomeno, per molti versi nuovo, che si riscontra in Europa, come nel Nord-America o in Australia con cui è necessario confrontarsi attraverso il varo di misure di sostegno alla creazione di nuovi momenti di socializzazione o di sostegno sul piano sanitario.
In America Latina, la situazione appare ancor più delicata per la carenza strutturale in quei paesi, di adeguate misure assistenziali e di welfare pensionistico; la marginalità diventa spesso indigenza con gravissime situazioni a cui è indispensabile rispondere rapidamente con l’approvazione del l’assegno di solidarietà. Il complesso di questi problemi deve vedere coinvolti i dicasteri della Sanità e della Solidarietà Sociale riconfermando un approccio di cooperazione con i paesi ospitanti e privilegiando la conclusione di accordi con le strutture pubbliche in particolare nei paesi latinoamericani, evitando discutibili e provvisorie scorciatoie come la sottoscrizione di assicurazioni private.
6. Il diritto all’informazione per i cittadini italiani all’estero e la RAI. Nelle elezioni politiche del 2006 è mancata quasi del tutto, da parte della RAI come servizio pubblico, un’informazione chiara e specifica per le modalità del voto all’estero, e successivamente non è stata fornita alcuna informazione significativa su cosa abbiano fatto o meno i nostri eletti all’estero, che non sia partita da loro stessi. E’ fondamentale potenziare il servizio pubblico radiotelevisivo per i cittadini italiani all’estero, attraverso l’eliminazione dell’oscuramento dei programmi della RAI in tutti i paesi d’Europa, ma soprattutto con la produzione di programmi ad hoc che riguardino le comunità italiane all’estero (analoghi a quelli regionali di RAI 3), “informazione parallela” e “di ritorno”, nei quali siano valorizzate competenze e saperi di operatori informativi dall’emigrazione.
Inoltre debbono essere varate maggiori e qualificate misure di sostegno e di innovazione per il lavoro assiduo realizzato dalle centinaia di agenzie informative e media cartacei, radiofonici, televisivi e via internet sia in Italia che all’estero, poiché hanno costituito e continuano a costituire la condizione essenziale di informazione e di comunicazione sociale, politica e culturale all’interno e tra le collettività emigrate.
E’ indispensabile a tal proposito adeguare ai nuovi fabbisogni e ai nuovi scenari anche tecnologici, le norme della Legge sull’Editoria e approfondire il confronto su questo tema con la Presidenza del Consiglio da una parte e con quello delle Comunicazioni dall’altra.
7. Il diritto al riacquisto della cittadinanza per coloro che nel corso degli anni la hanno persa. Rispetto a tale diritto è impellente l’attuazione di misure che evitino l’ attesa di anni a cui sono sottoposte le richieste di cittadinanza soprattutto nei paesi dell’America Latina. Come è doveroso riconoscere la possibilità di riacquisto di cittadinanza per i connazionali che la hanno perduta, frequentemente per obblighi imposti dai paesi di arrivo o per l’isolamento in cui molte nostre comunità si sono trovate a vivere, è altrettanto doveroso, nell’ambito della riformulazione della legge sulla cittadinanza, prevederne la concessione a tutti quei cittadini immigrati residenti regolarmente da almeno 5 anni sul territorio italiano, come previsto dalle direttive dell’Unione Europea. Bisogna cioè trovare una sintesi positiva tra i principi di jus solii e jus sanguinis che consenta di riconoscere e tutelare i legittimi interessi di tutti i cittadini migranti, compreso il diritto di voto amministrativo che va esteso agli immigrati in Italia. Affermare l’indivisibilità di tali diritti costituisce inoltre un potente ostacolo ai tentativi di rimessa in discussione del voto all’estero.
8. Il diritto ad una piena e democratica rappresentanza delle comunità degli Italiani nel mondo, rispetto al quale è necessaria la riforma e il rilancio dei COMITES e del CGIE per ridisegnare i rapporti tra i cittadini all’estero e lo Stato italiano all’insegna della partecipazione attiva, dell’attenzione, del rispetto e della dignità. I COMITES e il CGIE hanno perso gran parte della capacità propulsiva che avevano al momento della loro nascita. Ciò per molteplici ragioni riguardanti, da una parte, la limitatezza di concreti poteri di controllo, progettualità e risorse a disposizione, ma anche di una gestione non raramente discrezionale e strumentale che di essi, in diversi casi, è stata fatta. Vanno stabilite nuove regole chiare e precise sulle funzioni dei Comites, che consentano loro di garantire la piena partecipazione e rappresentanza delle collettività oltre il momento del voto, e norme di controllo, trasparenza e informazione pubblica, riguardo al loro operato politico e amministrativo. Deve inoltre essere incentivata la costituzione di COMITES dove oggi non sono presenti e vi siano consistenti comunità italiane.
Quanto al CGIE, l’introduzione del voto all’estero e l’elezione di 18 parlamentari, impone di rivederne compiti, funzioni e modalità di composizione che eviti sovrapposizioni e valorizzi al meglio i momenti di rappresentanza sociale, di competenze e di saperi che emergono dal mondo dell’emigrazione. Ciò può consentirne una rafforzata funzione di interlocutore della rappresentanza politica costituita dai parlamentari, di quella istituzionale costituita dal Governo e dai diversi Ministeri, dalle Regioni e dagli Enti Locali.
Sia per i Comites che per il CGIE va affrontato il problema dalla pari rappresentanza di genere e dell’ampliamento della rappresentanza giovanile. Una questione nota, ma tuttora non risolta che richiede l’assunzione di scelte radicali, come l’introduzione di quote di rappresentanza per legge per le donne e per i giovani. Analogamente, vista l’interna e giustificata evoluzione in atto verso l’integrazione nei paesi di residenza, va recuperata con convinzione in questi organismi, la presenza di una percentuale di cittadini oriundi che possono portarvi un contributo qualificato ed una visione evolutiva delle nostre collettività.
9. Associazionismo e Patronati. Il complesso di diritti di cui sono legittimi portatori i cittadini italiani all’estero, che per lunghi anni disattesi dai governi che si sono succeduti, ha sempre trovato parziali elementi di compensazione nell’azione decisiva delle Organizzazioni associative e di quelle di servizio rappresentati dai Patronati. Dobbiamo tutti all’azione di queste fondamentali strutture di mediazione sociale e di servizio se oggi possiamo ancora parlare di comunità italiane all’estero; dobbiamo in gran parte a tali organizzazioni le stesse condizioni di agibilità democratica che riguarda il voto per i Comites, per il CGIE e per il voto all’estero.
Si tratta di un reticolo di oltre 10.000 associazioni nel mondo e di centinaia di uffici di Patronato collegati alle sedi sindacali italiane. Essi costituiscono momenti di aggregazione e di servizio indispensabili per qualsiasi azione o misura che voglia sortire effetti positivi per le nostre collettività e, allo stesso tempo, hanno costituito e continuano a fungere da potente momento di mediazione dei processi di integrazione nei paesi di residenza. E’ dovere delle Stato italiano sostenere adeguatamente e valorizzare queste strutture, nella consapevolezza che la loro riduzione e il loro abbandono non può che significare un’inevitabile allontanamento degli italiani all’estero dai legami con l’Italia e con ciò la perdita di un patrimonio inestimabile di relazioni e di opportunità culturali e sociali.
Vanno quindi portate a buon esito le proposte che prevedono il riconoscimento delle Associazioni nazionali da parte del Ministero della Solidarietà Sociale -secondo le norme della Legge 383- e sviluppate misure di sostegno all’attività e alla progettualità espresse dalle associazioni di promozione sociale, come proposto recentemente dalla CNE (Consulta Nazionale dell’Emigrazione) e già fatte proprie dai parlamentari che furono eletti nell’Unione di Centro-Sinistra, come anche le proposte di erogazione di nuovi servizi da parte delle organizzazioni di patronato in termini di sussidiarietà con l’offerta pubblica dei servizi consolari.
10. Micro e piccola impresa in emigrazione. Tra gli elementi cui prestare particolare attenzione per l’entità e la qualità del fenomeno, quello della micro e piccola impresa in emigrazione, che ha registrato una crescita costante negli ultimi decenni in tutti i paesi di emigrazione, anche per il ridursi di occasioni di lavoro dipendente sufficientemente garantito. Esso costituisce un ambito importante sia per la natura di fenomeno, insieme sociale ed economico, sia per le opportunità che ne discendono nelle relazioni tra l’Italia e i paesi di residenza. Solitamente si riconduce al circuito delle Camere di Commercio Italiane all’estero, la rappresentanza di questo importante mondo produttivo, ma ciò è del tutto erroneo, poiché le circa 25.000 imprese associate alle Camere, costituiscono una frazione minima, peraltro composta anche di imprese straniere, del più vasto mondo di micro e piccoli artigiani e imprenditori italiani nel mondo che ammontano a diverse centinaia di migliaia, senza contare, evidentemente, quelle fondate o dirette da oriundi. Questo mondo esprime domande e bisogni specifici che possono tradursi, se raccolti, in parallele opportunità soprattutto per le nostre regioni del meridione ed in generale per le aree del nostro paese che vantano consistenti flussi emigratori.
Nell’ambito delle misure nazionali e comunitarie previste a sostegno di piccoli e medi produttori debbono essere individuate misure di coinvolgimento di questo tessuto produttivo all’estero che consentano di rafforzarne la capacità di competere nei loro mercati di sbocco e, allo stesso tempo, di offrire opportunità al tessuto di piccole imprese italiane che si confrontano con i problemi dell’internazionalizzazione. In questa chiave, diventa indispensabile che il Ministero del Commercio Estero e l’ICE, inaugurino precise ed apposite linee di intervento in tale direzione, come, solo in minima parte, ma con significative e positive indicazioni, è stato sperimentato negli ultimi anni.
11. La nuova emigrazione. Si parla ormai da oltre un decennio della nuova emigrazione costituita spesso da ricercatori, piccoli imprenditori, professionisti, ecc., che scelgono l’estero spesso per trovare occasioni di riconoscimento sempre più difficili da conseguire in Italia. Accanto ad essi si deve ricordare il riprendere di tradizionali flussi di emigrazione soprattutto dal meridione d’Italia, fatto di occasioni precarie e temporanee di lavoro nei paesi del nord-Europa come anche negli Usa. Si tratta spesso anche in questo secondo caso di giovani e meno giovani in possesso di diploma di studio o di laureati che, piuttosto che in affermati centri di ricerca o importanti aziende, finiscono a lavorare in ristoranti, piccole imprese e che condividono situazioni di precarietà analoghe a quelle di parte delle terze e quarte generazioni di emigrati. Rispetto ai nuovi flussi di emigrazione qualitativamente diversi da quelli del passato, è quindi necessario avvicinarsi evitando atteggiamenti demagogici: esiste certamente la fuga dei cervelli, ma continua ad esistere un parallelo e probabilmente più significativo esodo di braccia (anche qualificate). E’ indispensabile dare voce e rappresentanza ad entrambi, poiché i due fenomeni spesso sono diacronicamente coincidenti nelle stesse persone.
12. L’esercizio del voto all’estero. La Sinistra l’Arcobaleno, riafferma con convinzione il principio del diritto di voto attivo e passivo per gli Italiani all’estero per l’elezione di propri rappresentanti, ma vanno migliorate le modalità dell’ esercizio del voto per far sì che esso sia veramente democratico, universale, libero e segreto. Le modalità dell’esercizio di voto per corrispondenza vanno quindi precisate con misure tecniche adeguate che consentano di garantire quanto previsto dalla nostra Costituzione. E’ prioritario risolvere il problema ancora aperto della ricongiunzione e dell’aggiornamento dell’ anagrafe AIRE (Ministero degli Interni) con l’ anagrafe Consolare (Ministero degli Esteri) e quindi della redazione di un elenco degli elettori che sia completo e credibile. Va anche presa in considerazione la possibilità dell’ iscrizione libera e consapevole dei connazionali in appositi “elenchi degli elettori”, in modo simile a quanto accade in altri paesi.
13. Per una nuova ed organica politica a favore delle nostre collettività. Il complesso dei temi individuai in questo programma, che non esaurisce la casistica di diritti e di opportunità di cui sono portatori le italiane e gli italiani nel mondo, consente tuttavia di proporre agli elettori italiani all’estero un approccio che dovrà essere approfondito insieme alle comunità, per precisare meglio l’azione politica da sviluppare nell’arco della prossima legislatura.
La Sinistra l’Arcobaleno si impegna pubblicamente con gli italiani all’estero in questa azione di puntualizzazione partecipata ed aperta di un programma di azione a favore dei connazionali, che sappia compendiare l’ambito di relazioni con l’Italia, i processi di integrazione nei rispettivi paesi di residenza, l’orizzonte globale dei diritti e delle opportunità di cui sono titolari e portatori i cittadini migranti e tra di essi gli italiani nel mondo.
Tra le questioni non illustrate -ma niente affatto secondarie che riguardano il versante di relazioni con l’Italia- vi è quella della necessaria ridefinizione del quadro di interlocutori istituzionali che sono chiamati a risolvere i problemi delle nostre comunità: avevamo iniziato questa illustrazione di diritti e di temi su cui intendiamo batterci, con la considerazione che i tempi sono maturi per affrontare in modo organico le questioni dei cittadini italiani all’estero. Per farlo è necessario che anche gli interlocutori cambino: fino ad oggi il Ministero degli Esteri ha costituito, per una oggettiva necessità creata dalla parallela assenza o scarsa attenzione degli altri dicasteri, il luogo privilegiato della discussione politica.
Nel corso dell’esposizione del nostro programma abbiamo voluto individuare, accanto ai problemi e alle questioni poste, gli interlocutori istituzionali naturali: di volta in volta, MAE, Ministero della Pubblica Istruzione, Ministero del Lavoro, Ministero della Solidarietà Sociale, Ministero della Sanità, Presidenza del Consiglio e Ministero delle Comunicazioni, Ministero dell’Università, Ministero del Commercio Estero, Regioni, Province, ecc.
Come si vede il complesso degli interlocutori istituzionali è ampio come la casistica dei problemi e dei diritti da affermare e tutelare. E’ del tutto ovvio che il MAE non può costituire per la sua stessa natura e funzione, il punto di coordinamento esaustivo di un campo così vasto di questioni. Perpetuare questa situazione può solo significare perpetuare una visione ed un approccio che vede come marginali e secondarie le questioni degli italiani all’estero. La Sinistra l’Arcobaleno rifiuta categoricamente questa visione.
Perciò riteniamo maturi i tempi per una decisione che affronti l’ oggettiva necessità di ricondurre tutte le questioni ad un solido coordinamento interministeriale in grado di garantire organicità delle scelte e di risolvere strutturalmente i vecchi e nuovi problemi dell’emigrazione italiana nel mondo. Ed anche su questo, la Sinistra l’Arcobaleno si impegna espressamente con tutte le italiane e gli i italiani nel mondo, a partire dalla proposta di rendere effettivamente e concretamente permanente ed operativa la Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE, come primo passo in questa direzione.
La Sinistra l’Arcobaleno
BLOG: http://sinistraarcobalenoestero.blogspot.com/
E-mail: sinistraarcobalenoestero@gmail.com
(Marzo 2008)
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