La CGIL, coerentemente con la sua politica sui problemi dei migranti, ritiene necessario che sia rafforzato l’impegno dell’Italia nei confronti dell’emigrazione italiana nel mondo e dei suoi discendenti. Per oltre cento anni l’Italia è stato uno dei paesi investiti da imponenti flussi migratori e negli ultimi decenni e diventato un paese che importa lavoratori necessari per mantenere il proprio livello di sviluppo.
In questa realtà rinnovata, accanto all’impegno per il riconoscimento dei diritti degli immigrati in Italia nell’accoglienza e nel lavoro, occorre una più efficace politica di sostegno e di valorizzazione dell’emigrazione italiana e dei suoi discendenti. I quasi tre milioni di cittadini con passaporto italiano sparsi per il mondo ed i circa 60 milioni di oriundi sono una potenzialità importante di cui dispone il nostro paese nei processi di globalizzazione e per il ruolo internazionale dell’Italia.
L’emigrazione italiana di oggi non solo è profondamente cambiata ma è in continua trasformazione e richiede una politica aggiornata alle situazioni mutate, in particolare si rende necessaria una azione più incisiva del Governo capace di gestire la realtà complessa degli italiani nel mondo, anche con un più forte coordinamento delle attività che sono chiamati a svolgere diversi ministeri (esteri, istruzione, lavoro, ecc), rafforzando i poteri di coordinamento e di proposta del vice ministro degli italiani nel mondo. Queste indicazioni sono evidenziate da un esperienza non breve e negli ultimi tempi sempre più positiva.
Ormai entriamo nel vivo di una campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento che vedrà, per la seconda volta, l’elezione di Deputati e Senatori nella circoscrizione estero, attraverso il voto per corrispondenza. Malgrado i ritardi nell’aggiornamento delle liste elettorali, le deplorevoli difficoltà ad assicurare agli elettori all’estero una corretta informazione, tramite Rai international, la stampa locale in lingua italiana o dei Paesi d’accoglienza ed il lavoro delle nostre sedi diplomatiche, queste elezioni dovranno riconfermare attraverso una significativa partecipazione al voto, anche per dimostrare e difendere la significativa conquista del voto all’estero.
L’esperienza della precedente legislatura, pur troppo breve per realizzare tutti i risultati necessari, ha dimostrato l’importanza ed il grande senso di responsabilità istituzionale degli eletti all’estero ed ha rinsaldato il rapporto fra l’Italia e le sue comunità nel mondo.
La CGIL interviene, ormai da molti anni, a sostegno dei connazionali all’estero con un forte impegno per difendere ed estendere la tutela dei loro diritti agendo nei confronti di Governo e Parlamento, favorendo il pieno inserimento dei nostri connazionali nelle organizzazioni sindacali dei paesi ospitanti e mettendo a loro disposizione il prezioso lavoro di consulenza ed assistenza del Patronato Inca sui diversi temi previdenziali, assistenziali e di pieno rispetto dei diritti di cittadinanza. Questo lavoro è molto apprezzato ed efficace nei confronti dell’Istituzioni italiane, ma anche di quelle dei Paesi di accoglienza, ed ha consentito la tutela di migliaia di italiani all’estero e delle loro famiglie ed ha coadiuvato l’Inps e gli stessi Consolati nella loro attività. Sarebbe di grande utilità per i connazionali all’estero il rapido superamento delle difficoltà che hanno fino ad ora impedito la realizzazione di una convenzione fra Ministero degli Esteri e Patronati, per una più stretta collaborazione,anche a livello consolare, in grado di alleggerire le rappresentanze italiane del lavoro non strettamente di competenza e del lavoro istruttorio di quelle pratiche sulle quali la responsabilità è e deve restare dell’Autorità diplomatica.
Su tutti questi aspetti un ruolo importante ha svolto lo Spi (Sindacato Pensionati Italiani) attraverso i suoi circoli presenti ed attivi in diversi Paesi ed ha evidenziato la necessità di rafforzare ed estendere questa esperienza, in più stretta collaborazione con l’Inca e la CGIL.
Questo lavoro di tutela e di assistenza degli emigrati, che rappresenta un esempio unico nel panorama del sindacalismo mondiale, deve continuare ed aggiornarsi ,per garantire sempre meglio i diritti degli italiani all’estero.
La CGIL intende confrontarsi con il Parlamento ed il Governo che usciranno da queste elezioni, come ha fatto nella legislatura appena conclusa, per sostenere la necessità e l’urgenza di un percorso legislativo che assicuri una soluzione adeguata ai seguenti problemi:
A) Lingua e cultura
Un rafforzamento di queste attività permetterà di rispondere alla domanda crescente degli italiani ed oriundi, che vogliono riscoprire la lingua e cultura italiana come piena comprensione delle loro radici. Questi italiani o di origine italiana, spesso perfettamente integrati nei paesi di accoglienza, sentono la loro origine italiana non come un ostacolo ma come una potenzialità per la loro crescita culturale e professionale e cioè una ricchezza da non disperdere. Nello stesso tempo in molti paesi dove la presenza italiana è forte è in aumento l’interesse di non italiani per la nostra lingua per potere meglio conoscere l’arte e la cultura italiane.
In questo contesto, sono migliaia i giovani che chiedono un offerta linguistica e culturale adeguata alle loro sensibilità e non ingessata in canoni e modalità spesso superate.
Una parte di questo lavoro sulla lingua e cultura italiane potrebbe anche accompagnare lo sviluppo dell’insediamento di attività industriali e commerciali nei diversi paesi, fornendo un contributo importante al successo di queste iniziative ed ampliando l’offerta italiana su questi argomenti.
Per soddisfare questa domanda sono necessarie risorse adeguate ed una riforma delle strutture esistenti, dalle scuole italiane, agli Istituti di cultura, alla Dante Alighieri fino agli enti gestori dei corsi di lingua italiana, guardando anche alla esperienza positiva e di indubbio successo di istituzioni di altri paesi europei che perseguono analoghi obiettivi.
Inoltre l’Italia dovrebbe sostenere il percorso scolastico dei giovani nella scuola dei paesi di accoglienza, anche in collaborazione con le istituzioni scolastiche di quei paesi, per evitare abbandoni o insuccessi e garantire il pieno inserimento sociale e lavorativo. La via di una integrazione di successo passa anche attraverso questa strada.
Come CGIL abbiamo una importante esperienza in atto attraverso il lavoro dei nostri Istituti (Fondazione Ecap di Zurigo ed il CGIL BildungWerk di Francoforte) che deve essere estesa e sviluppata, come ci chiedono molte Istituzione governative e scolastiche di quei paesi.
B) Anziani
Malgrado i notevoli passi in avanti realizzati negli ultimi due anni, occorre garantire agli anziani in condizioni di bisogno una assistenza sanitaria, continuando la sperimentazione delle polizze assicurative ed istituendo l’assegno di solidarietà (per il quale il precedente governo aveva avviato l’iter parlamentare) per tutti gli anziani di oltre 65 anni, nati in Italia e residenza all’estero, in condizioni di indigenza. Si tratta di un diritto per chi ha sofferto la lacerazione dell’emigrazione ed il difficile percorso di inserimento e successivamente si è trovato a pagare la crisi del paese dove era emigrato.
Bisogna sempre meglio garantire che il pagamento delle pensioni all’estero sia effettuato da Banche con un adeguata diffusione territoriale e senza ulteriori costi a carico dei pensionati. I pensionati hanno diritto a riscuotere la pensione in condizioni di accoglienza confortevoli e di adeguata sicurezza e con una corretta informazione sul loro trattamento.
Inoltre occorre sostenere la piena valorizzazione dell’anziano e del suo ruolo nella società, la terza età è davvero una fase dell’esistenza che può essere vissuta pienamente ed utilmente, e se l’anziano non è un costo ma una risorsa occorre una coerente iniziativa politica delle Istituzioni.
C) Associazionismo
Prevedere misure di sostegno all’Associazionismo degli Italiani all’estero ed alle loro Federazioni Nazionali come strumento di partecipazione sociale e di iniziativa culturale, favorendo il rinnovamento ed un più stretto contatto con la società dei Paesi di accoglienza e qualificandone l’attività. Sostenere la partecipazione dei giovani alle associazioni garantendo loro autonomia e spazi adeguati.
Questo problema investe in eguale misure le responsabilità del Governo nazionale e di quelli regionali.
L’associazionismo è stato ed è tuttora il principale strumento di difesa e di promozione per gli italiani nel mondo, rende possibile promuovere l’integrazione e mantenere e valorizzare la memoria delle proprie origini; inoltre consente di sviluppare rapporti con l’Italia e le sue Regioni e di evitare che si determini una frattura fra l’esperienza dell’emigrazione e la realtà italiana.
Tuttavia da oltre vent’anni che questa realtà è diventata sempre più residuale nell’interesse della politica delle Istituzioni italiani e vede diminuire costantemente le risorse messe a disposizione. Riteniamo sia giunto il momento che Governo e Parlamento prendano in considerazione la necessità di un provvedimento legislativo che sostenga il ruolo dell’associazionismo e la necessità di un suo rinnovamento.
D) Corsi di formazione professionale all’estero
In molto paesi investiti da processi di crisi e di riorganizzazione economica è di grande utilità un processo formativo professionale per riqualificare i lavoratori in relazione alle nuove professionalità richieste dal mercato del lavoro e favorire l’occupazione. Allo stesso modo nelle economie in sviluppo è utile aiutare la nascita di piccole imprese, in particolare nei servizi, o di imprese di utilità sociale.
Queste attività formative debbono corrispondere alla realtà delle comunità italiane e dell’economia dei paesi a cui sono rivolte e non diventare finanziamenti a pioggia e, nel migliore dei casi, meramente assistenziali.
E’ quindi necessario un confronto fra Ministero del lavoro, parti sociali e soggetti interessati per definire un quadro delle iniziative più efficace, consolidando i criteri che hanno ispirato le ultime iniziative del Ministero del Lavoro.
E) Il Lavoro del Parlamento la riforma dei Comites e del CGIE
E’ decisivo continuare e rafforzare il lavoro del Parlamento sui temi di interesse degli Italiani all’estero alla luce dell’esperienza di questi ultimi due anni, anche trasformando gli attuali Comitati in Commissioni Parlamentari , composte da Parlamentari eletti all’estero ed in Italia, con gli strumenti e l’autorità necessarie per intervenire più efficacemente nel lavoro delle Camere. D’altra parte la realtà dei 18 Parlamentari eletti all’estero richiede che il CGIE lavori in stretto contatto con loro, meglio precisando i suoi compiti consultivi e la sua capacità di essere punto di raccordo fra le richieste ed i bisogni delle Comunità all’estero ed il Governo e Parlamento.
Per lavorare in questa direzione occorre rafforzare il ruolo dei Comites, dei loro Coordinamenti e la funzione delle Commissioni Continentali, anche per consentire al CGIE di svolgere meglio la sua funzione.
F) Riorganizzazione della rete Consolare
La riorganizzazione della rete consolare deve tenere conto della nuova realtà geopolitica e ridislocarsi in quei paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’Est Europa dove gli interessi italiani e dell’Unione Europea , dal punto di vista politico, economico e commerciale, assumono un importanza decisiva. Inoltre da queste nuove aree provengono prevalentemente i flussi migratori che interessano l’Italia e l’Europa e quindi è necessaria una più diffusa rete consolare anche per organizzare e preparare coloro che intendono emigrare nel nostro paese.
Per questa operazione occorrono significative risorse, che solo in parte possono derivare da risparmi o processi di riorganizzazione, da destinare alla riqualificazione ed alla sburocratizzazione dei servizi ed al rafforzamento del personale ed ampliamento del numero delle sedi.
Nello stesso tempo la rete consolare deve essere in grado di rispondere meglio anche alle esigenze degli italiani all’estero spesso molto trascurate, come dimostra la realtà delle pratiche di cittadinanza dove in molti consolati sono necessari più di anni per ottenere un appuntamento.
Questo insieme di esigenze ci porta a chiedere al Ministero degli esteri di presentare un piano complessivo per la riorganizzazione della rete consolare senza ricorrere ad uno stillicidio di chiusure e riorganizzazioni di cui e difficile capire la portata e la razionalità.
G) Lavoratori frontalieri
Un particolare settore dell’emigrazione è costituito dalle lavoratrici e dai lavoratori frontalieri che risiedono in un paese e lavorano in un altro confinante.
In Europa i frontalieri sono oltre 500 mila, di cui circa 60 mila italiani, che si recano ogni giorno a lavorare nei paesi confinanti. I frontalieri abbisognano di una doppia tutela, nel paese dove lavorano per quanto riguarda il rispetto dei diritti del lavoro, dei contratti collettivi, della sicurezza su posto di lavoro; nel paese di residenza per quanto riguarda la previdenza, sanità, fisco e disoccupazione. Esiste inoltre i problema della formazione, con l’esigenza del riconoscimento dei titoli di studio e più in generale degli iter formativi.
Per esercitare meglio tale doppia tutela occorre sviluppare la politica degli accordi di collaborazione con i sindacati dei paesi in cui i frontalieri lavorano, l’esempio migliore è la collaborazione con l’Unione Sindacale Svizzera e le sue categorie, e nello stesso tempo investire i Governi per la realizzazione degli accordi di collaborazione e reciprocità su tutti i temi dello stato sociale.
Questi temi non esauriscono il complesso quadro delle tematiche dell’emigrazione,ma possono rappresentare alcune scelte prioritarie da sottoporre al Parlamento e Governo che usciranno dalle elezioni.
La CGIL ha sempre sostenuto la più ampia e consapevole partecipazione dei cittadini al voto, come l’esercizio di un diritto fondamentale per la vita democratica del Paese. Su questi temi le nostre strutture, che abbiano iniziative durante il periodo elettorale, possono misurarsi con forze politiche e candidati per richiedere la loro opinione e l’impegno a sostenerle, nel pieno rispetto dell’autonomia del sindacato e delle regole statutarie di comportamento nel corso delle campagne elettorali.
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